CLAUDE DEBUSSY

DOUZE ETUDES

JIN JU, pianoforte

FRAME CD FR0856-2

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Studio n 11

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Debussy: impressionista o simbolista?
È un dilemma che ha attraversato tutto il 900 musicale e che ancora oggi fa discutere musicologi e appassionati del grande compositore francese. Il grande Claude fu in realtà un musicista in grado di trasformarsi senza sosta, innamorato soprattutto di Bach e Mozart ma con un orecchio vigile verso tutto ciò che accadeva in Europa (la rivoluzione stravinskiana in primo luogo) e non solo in Europa. Questo nuovo cd dell’etichetta fiorentina Frame si concentra su una raccoltà della maturità debussiana, i 12 Etudes per pianoforte, sotto le dita di un talento pianistico prodigioso, la cinese Jin Ju. Gli Studi si aprono in modo cinicamente scherzoso con una parodia della tecnica giornaliera del principiante (le prime 5 note della scala di do maggiore) ed esplorano poi tutto l’armamentario  pianistico con originalità visionaria. La dedica alla memoria di Chopin, da parte di Debussy, non deve trarre in inganno: Debussy, infatti, non tratta più lo strumento in modo romantico, né propriamente impressionistico, ma apre le porte alle sperimentazioni timbriche novecentesche (lo studio per gli accordi è volutamente percussivo).
L’interpretazione di Jin Ju, vincitrice di prestigiosi concorsi come il “Tchaikovsky” di Mosca (2002) e il “Queen Elizabeth” di Bruxelles (2003) e oggi anche docente alla celebre Accademia Pianistica di Imola, è di assoluta e cristallina perfezione, giustamente asciutta nell’uso del pedale di risonanza e tesa a sottolineare la modernità anche a tratti aspra di questi brani. Debussy amava molto l’oriente, sia per l’aspirazione a una calma zen che sciogliesse le tensioni del suo carattere saturnino, sia per la sottile sensualità esotica che suscitava in lui: anche per questo l’esecuzione di Jin Ju, a tratti meditativa e quasi “mistica” nella ricercata staticità, a tratti più morbida e sensuale, si pone come una resa estremamente plausibile di quelle che erano  le reali volontà dell’autore.
Negli studi più rapidi, l’uguaglianza digitale dell’interprete di Shangai riavvicina il pianismo debussiano a quello di Ravel, fatto spesso di inflessibili meccanismi a orologeria. In definitiva, un’interpretazione assolutamente non inferiore a quelle di interpreti francesi di riferimento come Michel Beroff e Pierre-Laurent Aimard.
Luca Ciammarughi
fonte: http://www.cdclassico.com/

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